Medea – Live in Corinth

MEDEA – LIVE IN CORINTH

 

di e con Elena De Carolis

testi e regia Elena De Carolis

aiuto alla regia Sara Fallani

Elementi di scena e costumi Francesca Lombardi

musiche originali Lorenzo Saini

tecnico del suono Filippo conti

disegno luci Filippo Trambusti

foto di Francesco Luongo @francescoluongophotography

 

produzione AgaveTeatro 

con il sostegno di Centro di Residenza della Toscana (Armunia, CapoTrave/Kilowatt) Pilar Ternera/NTC

si ringraziano Teatro C’art, Pilar Ternera/NTC, Teatro Florenskij

 

 

Un live rock “intimo e poetico, gridato e plateale”.

“Qualcuno ha pronunciato un nome,

qualcuno ha pronunciato un nome, questa notte: il mio.

Eccomi sono qui”.

 

Se pronunciamo quel nome, Medea, la più terribile, ecco che torna, un nome eterno.

Crediamo di conoscerla: la donna che per vendicarsi di Giasone, l’uomo che l’ha tradita, uccide i due figli avuti da lui.

E se fosse una menzogna?

 

Medea fa la sua comparsa plateale in scena, come una regina rock.

Canta la sua canzone, si rivolge al pubblico, suo interlocutore per tutto lo spettacolo.

È qui per raccontare, ancora una volta, la sua storia, per mettere in scena il suo spettacolo.

La storia di chi è diverso e spaventa, della strega, della straniera, di chi non sta zitta, di chi non fa quello che le dicono, delle menzogne a cui si crede per dormire sogni tranquilli.

Ma è anche la storia di chi segue un sogno, e ne rimane deluso. Giasone, questo lui che non viene mai nominato. Non è solo una storia d’amore che finisce male, è la relazione con il mondo, con le persone che ti stanno intorno, di cui ti fidi e che ti deludono, che seguono altri interessi, lei non si accontenta, non ci sta a certe dinamiche, vuole continuare in qualche modo a seguire questo sogno “c’è una bambina bellissima, mette la testa sotto la sabbia, si nasconde, da che cosa?” Non può nascondersi Medea, può andarsene, cercare altri mondi, “torno indietro a un anno fa, sono ancora qui, questo posto, in questo modo non mi appartiene, troverò mai un tempo, un luogo in cui io possa stare bene, non lo so, continuerò a cercare. Questa è la canzone del pianto ma io non piangerò a lungo”.

Una storia che non si sa più a che epoca appartenga, si ripete, si trasforma, si intreccia con altre come un sogno. Il sogno, quella memoria misteriosa capace di offrire il ricordo di un passato mai vissuto. È una, sono molte. Resta solo l’eco.

Sono io o è lei che parla?

Shakespeare diceva che siamo della materia di cui sono fatti i sogni e tutto si dissolverà.

Durano nel tempo solo i miti, ciò che del tempo non è mai stato, ma che nel tempo viaggia.

© Agave Teatro by AlveareCreativo